Il Policlinico Gemelli è sicuro. Da quando si è saputo lo scorso 26 luglio che l’infermiera di neonatologia era risultata positiva al test della TBC, l’Ospedale ha cominciato a mettere in atto tutte le misure necessarie per evitare qualsiasi tipo di contaminazione. A riferirlo il Direttore del Dipartimento di Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, durante la conferenza stampa. L’allarmismo sembra, secondo i dirigenti della struttura ospedaliera, veramente esagerato. E lo sostengono con dati scientifici alla mano. I dottori spiegano che risultare positivi al test della TBC significa solo essere venuti a contatto con un micro gene della malattia, non vuol dire che si è malati, ne che la malattia esploderà. Inoltre in Italia, che è una paese dove la TBC è completamente debellata, circa il 10% della popolazione risulta positivo al test epidermico. Senza che per questo possa essere un pericolo per gli altri.
Quindi è del tutto plausibile che ci siano stati casi positivi al test, senza bisogno che si sia contratto il micro germe all’interno del Policlinico. Le giustificazioni non fanno una piega. Sicuramente, da quando è stata diagnosticata la malattia alla prima infermiera, molti sono i casi risultati positivi al test epidermico. Ultimo, fresco fresco di giornata, quello di 3 dipendenti del Policlinico. Infermieri per la precisione. E che lavoravano nel reparto di neonatologia, a stretto contatto con l’infermiera infetta. Tra gli altri ci sono anche una mamma e il suo bambino e un bambino nato nel 2010, periodo escluso da un primo controllo perché incoerente con i fatti. La vicenda comincia comunque a prender una brutta piega. Per adesso sono due le denunce contro il Policlinico Gemelli, una collettiva, guidata dal Codacons e una penale, fatta privatamente dalla famiglia della coppia madre- figlio risultata positiva. Staremo a vedere, speriamo che la faccenda si risolva al più presto.