In arrivo uno sciopero dei benzinai per quindici giorni. La sospensione del servizio non sarà, fortunatamente, per 15 giorni consecutivi, ma i giorni di astensione verranno spalmati nell’arco di tre mesi.
Si comincia l’8, il 9 e il 10 novembre prossimi, e questi saranno i primi tre giorni del pacchetto complessivo di 15.
Le cause dello sciopero sono da ricercare nella mancanza di iniziative da parte dell’Esecutivo, a detta del Coordinamento nazionale unitario dei Gestori di Faib Confesercenti e Fegica Cisl, atte a scongiurare il fallimento e la chiusura di 25,000 imprese che occupano complessivamente 140,000 addetti che si ritroverebbero, di punto in bianco, a perdere la fonte di sostentamento.
L’inadempienza da parte del Governo nei confronti degli impegni presi per scongiurare questo stato di disagio dei gestori di impianti di rifornimento carburante, è la causa dello sciopero.
Dal canto loro, le associazioni dei consumatori che già temono si possano verificare situazioni di rialzo ingiustificato del costo alla pompa nei giorni immediatamente precedenti lo sciopero, cosa giù successa in passato, minacciano di denunciare immediatamente all’Autorità giudiziaria, eventuali anomalie che si dovessero riscontrare.
Del resto i consumatori non vedono certo di buon occhio questa situazione a dir poco paradossale, visti i continui aumenti del costo del carburante, in molte occasioni non direttamente addebitabili all’aumento del costo del greggio. E se vogliamo, capita spesso che all’aumento del costo al barile corrisponde un pressoché istantaneo aumento alla pompa, mentre quando il costo del barile scende, non è seguito dalla riduzione del costo del carburante.
Una situazione del genere non può certamente vedere i consumatori essere solidali con i lavoratori del comparto perché, del resto, il contatto lo si ha con loro e non certamente con il petroliere o la compagnia petrolifera che impone i prezzi. Non bisogna nemmeno dimenticare che vi è anche una significativa differenza dei prezzi tra Nord e Sud e questo è dovuto all’addizionale regionale applicata sul costo del carburante che, paradossalmente, al Sud è ben più alta che nel resto del Paese.