Sassari, pecora pazza per la Scrapie non contagiosa per l’uomo

Numerosi casi di pecora pazza per la scraie a Sassari: nessun pericolo contagio per l'uomo

La pecora pazza nella provincia sarda di Sassari ha gettato nell’allarmismo più cupo gli abitanti della zona. L’economia sarda si basa sul bestiame e quando ci sono queste malattie animali, tutta la popolazione è in pericolo economico. Fortunatamente, secondo diverse analisi, il problema è solo animale, visto che la pecora in questione ha la Scrapie, malattia non contagiosa per l’uomo. A confermarlo è Simona De Francisci, assessore regionale della Sanità, che ha dichiarato che la Scrapie non è trasmissibile all’uomo e non va confusa con il caso della mucca pazza. Anche l’EFSA, l’Agenzia per la sicurezza alimentare, ha cercato di rassicurare i cittadini sui rischi che corre la salute umana per questo caso animale.

Il caso della pecora pazza, però, non lascia tranquilli i cittadini, preoccupati sia per la loro salute che per il loro sostentamento economico. E’ una crisi che abbassa i benefici economici di una regione che punta tutto sui prodotti della terra e degli animali. La sorveglianza per la Scrapie continuerà ad essere serrata, al fine di eliminare e confinare il più possibile il morbo del bestiame. In ogni allevamento sono stati trovati almeno più di tre capi morti in stalla o già macellati. Bisogna aumentare i controlli per garantire lo stato di salute cittadino e delle aziende. Secondo le ultime notizie, le autorità hanno sequestrato già oltre 2000 animali infetti o sospetti.

La pecora pazza di Sassari è stata individuata dai veterinari del Servizio di Sanità animale della Asl della città. La famigerata pecorella era cresciuta all’interno di un’azienda del territorio sardo, nei pressi del comune di Bultei. Gli scienziati dell’istituto Zooprofilattico di Sassari hanno individuato germi della patologia Scrapie, una malattia degenerativa del sistema nervoso ovino. La Scrapie è stata trovata per la prima volta in Sardegna nel 1995 e se ne sono verificati circa 80 focolai infettivi fino al 2006. La causa della diffusione sembrerebbe essere il movimento degli animali da un allevamento all’altro. Altri esami ed altre misure di sicurezza verranno messe in atto per confinare l’epidemia, che fortunatamente interesserà solo gli animali.

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