Sconcerto e rabbia sono le due sensazioni che restano ancorate all’animo di Serena Dandini per il licenziamento da parte di Rai 3. L’irriverente ed anticonformista presentatrice del programma di satira politica “Parla con me” è stata licenziata. La cancellazione del programma è avvenuta forse per una decisione politica, proprio perché Serena non è tra le donne a cui il premier affiderebbe Sanremo. La radiotelevisione italiana ha avuto la meglio nella “colluttazione” mediatica che ha riempito i giornali di gossip per circa un mese. La Rai perde i suoi professionisti migliori. Dopo Santoro e Simona Ventura, adesso anche la Dandini è buttata fuori.
Atteso il ritorno su Raitre dal 27 settembre, “Parla con me” di Serena Dandini non sarà più trasmesso e secondo la conduttrice si tratta di una decisione, una scelta politica. Il CDA Rai ieri ha bocciato il contratto della presentatrice con la Fandango. E’ un esodo totale quello dei conduttori Rai che si sono visti costretti ad allontanarsi dalla nave della televisione italiana, una nave che ormai farà acqua da tutte le parti. Viale Mazzini perde un altro pezzo importante della sua storia, e la simpatica conduttrice di “Parla con me” soffre davvero tanto per la situazione. Il colpo è stato duro e per recuperare il recuperabile, Serena fa sapere che andrà in onda comunque, sul web come Santoro, oppure su La7 o su Sky. Accusata dai vertici del CDA di essere avida e di volere troppi autori, l’ex presentatrice irriverente di Raitre ha compreso la situazione ed ha capito che non potrà andare in onda per l’occupazione politica che vige nelle sedi Rai.
La Rai ha licenziato definitivamente Serena Dandini: un duro colpo da assorbire a cui reagire con forza ed entusiasmo. Un’altra trasmissione da fare o su La7 o su Sky per essere liberi da ogni tipo di censura, sulla scia di Santoro e Paolo Ruffini. Il consigliere Petroni ha giustificato la decisione del CDA comunicando che il contratto della conduttrice contrastava con la normativa prevista dal Codice del 2006 per le aziende di diritto pubblico e che quindi non poteva proseguire. Allora perché non cambiare un contratto invece di perdere un’altra pietra miliare della televisione italiana? La politica ed il volere del premier giocano quasi sempre scacco matto. Sarebbe necessario uno scatto d’orgoglio del servizio pubblico, soprattutto di quei dipendenti che con la chance di cavarsela rinunciano a qualsiasi libertà. Per ora ha vinto la Rai ma la libertà soccombe.