L’Australopithecus sediba potrebbe essere il vero antenato dell’uomo. Scoperto in Sudafrica nel 2008, il fossile del L’Australopithecus sediba sembra avere tutte le caratteristiche per essere il nostro diretto antenato.
Prima di tutto il bacino. Dagli studi effettuati sul bacino dello scheletro fossilizzato sembra che questo uomo primitivo riuscisse a tenere un posizione completamente eretta.
Sembra che i resti ritrovati fossero appartenuti ad una donna di circa 30 anni e ad un ragazzo di 10 anni. Dalle ricerche effettuate sullo scheletro è saltato fuori che i L’Australopithecus sediba si arrampicavano sugli alberi (lo hanno potuto dedurre dalle ossa della mano), avevano un tallone simile a quello umano, ma anche molto simile a quello delle scimmie, e, come detto, un bacino che consentiva la posizione eretta.
Si tratta di una scoperta piuttosto importante per gli antropologi di mezzo mondo. L’Australopithecus sediba vissuto 2 milioni di anni fa è un misto tra l’Homo Abilitis, categoria alla quale apparteniamo noi esseri umani moderni e l’australopiteco. Dal cervello piccolo come l’australopiteco, ma con mani simili a quelle dell’Homo Abilitis, i fossili ritrovati si piazzano proprio al centro tra le due categorie.
Sembra infatti che con le struttura ossea delle loro mani potessero sì arrampicarsi sugli alberi, ma anche afferrare oggetti e magari utilizzare qualche rudimentale utensile. Questa ultima è una caratteristica che lo avvicinerebbe molto all’uomo moderno. Rendendolo il candidato ideale per essere il nostro diretto predecessore.
Sembra che si tratti dunque proprio dell’anello mancante per capire l’evoluzione dell’uomo nei secoli. Certo è che le idee sono discordanti, Antropologi di fama mondiale reputano che potessero convivere più specie contemporaneamente, come a indicare una disimogeneità nell’evoluzione. Altri ricercatori, come Berger che ha guidato gli studi sul Australopithecus sediba, ritengono invece che quest’ultimo sia proprio l’anello mancante della nostra evoluzione.
Dal canto nostro non ci resta che attendere, per conoscere le nostre vere ‘origini’.