Ha fatto molto discutere, negli ultimi giorni, la scelta della Regione Emilia Romagna di vietare l’accesso al nido ai bambini non vaccinati, ma si è trattato di una misura necessaria. In Italia ormai ci sono Regioni in cui il 50% dei bambini non è vaccinato, e questo crea importanti emergenze sanitarie, economiche e non solo. Stanno infatti tornando alla ribalta malattie che credevamo debellate, come la poliomielite, o epidemie di morbillo.
Oggi dunque, per poter frequentare gli asili in Emilia Romagna, tutti i bimbi dovranno essere vaccinati: bisognerà dunque vaccinare i bambini per l’antipolio, l’antidifterica, l’antitetanica e l’antiepatite B. Ovviamente, non sono mancate le polemiche, tra i genitori che credono che il vaccino sia dannoso, e quelli che invocano il diritto di scelta.
Per il governatore della Regione Stefano Bonaccini “la nostra legge è a tutela della salute pubblica, cioè delle nostre comunità, e soprattutto dei bambini più deboli, quelli che per motivi di salute, immunodepressi o con gravi patologie croniche, non possono essere vaccinati e che sono quindi più esposti a contagi”. Anche il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, si dice d’accordo: i vaccini sono lo strumento più importante di prevenzione.
C’è chi, poi, invoca una legge nazionale chiara e precisa in merito; al momento, infatti, anche altre Regioni si stanno muovendo per rendere obbligatorie le vaccinazioni. Il governatore del Lazio Nicola Zingaretti, ad esempio, ha dichiarato di aver intenzione di seguire l’esempio romagnolo: “Obbligo di vaccinazione per i bimbi che vanno al nido”, scrive Zingaretti sulla sua pagina Facebook.
Anche in Puglia è al vaglio una proposta di legge per rendere obbligatori i vaccini fino ai 17 anni di età. Sicuramente, le polemiche continueranno a infuriare ancora per un bel po’.