Moncler: gli effetti del servizio di Report su Rai3 (VIDEO)

I postumi di un servizio come quello dell’ultima puntata di Report su Rai3 dedicato al maltrattamento degli animali, delle oche in particolare, in una grande azienda come Moncler, non possono che essere negativi per una azienda di lusso come questa che ha costruito della correttezza e del made in Italy i punti forza della sua product offering. La domanda oggi è: Moncler cambierà strategia?

620x400xpiumino-doca.jpg.pagespeed.ic_.Coc38lnsqM-300x336 L’inchiesta di Sabrina Giannini “Siamo tutti oche” ha portato al grande pubblico un tema importante per gli animalisti quanto per la gente comune, che è vittima dell’ignoranza o comunque delle barriere conoscitive imposte dalle stesse aziende affinché non vengano alla luce le dinamiche di produzione di materiali, naturali e non. Una strategia questa del tutto fuori moda e in antitesi con il più moderno principio della trasparenza. Nell’inchiesta la giornalista ha mostrato dettagliatamente come le oche vengono spiumate vive e lasciate con la pelle lacerata, vittime spesso delle infezioni. Poi ha puntato il dito sulle grandi aziende, soprattutto Moncler, che delocalizzano il lavoro all’estero per ovvie ragioni economiche. È la regola del capitalismo d’altronde. Secondo il servizio, Moncler non offre il giusto equilibrio qualità-prezzo: un giubbotto del brand in considerazione avrebbe costi di produzione intorno ai 30-40€ e verrebbe venduto intorno ai 1000€. Un bel margine di guadagno per una azienda che non userebbe nemmeno prodotti di qualità.

L’effetto il giorno dopo è inevitabilmente devastante, con il mainstream scontroso della rete, commenti indignati, ma soprattutto il titolo in rosso all’apertura di Borsa, tra i peggiori di Piazza Affari.

Moncler corre ai ripari e aggiorna la sua pagina web dedicando l’home page alla replica.

img1024-700_dettaglio2_monclerIl comunicato di Moncler sulla sua pagina web, il giorno dopo la denuncia su Rai3

“Moncler, a seguito della trasmissione di Report di domenica 2 novembre, specifica che tutte le piume utilizzate in Azienda provengono da fornitori altamente qualificati che aderiscono ai principi dell’ente europeo EDFA (European Down and Feather Association), e che sono obbligati contrattualmente a garantire il rispetto dei principi a tutela degli animali, come riportato dal Codice Etico Moncler (sezione Governance al punto 6.4). Non sussiste quindi alcun legame con le immagini forti mandate in onda riferite a allevatori, fornitori o aziende che operano in maniera impropria o illegale, e che sono state associate in maniera del tutto strumentale a Moncler. L’azienda ha dato mandato ai propri legali di tutelarsi in tutte le sedi opportune”.

Morale della favola: la società si dice estranea al caso, e questa è una medicina che conosciamo tutti, la panacea di tutti i mali, con cui potersi discolpare. Di sicuro accendere i riflettori su una grossa azienda come questa serve a capire cosa succede nel dietro le quinte dell’alta moda. Ciò che interessa davvero alla gente comune però è che certe aziende (e non solo quelle di lusso) si prendano a carico le responsabilità etiche e morali di controllo dei propri fornitori. La vera domanda oggi è: quanto durerà l’indignazione?

Antonio Santamato-@Riproduzione vietata

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