L’omicidio di Melania Rea sembra non avere ancora un colpevole. Per adesso è in carcere, con l’accusa di omicidio volontario, il marito della giovane donna, Salvatore Parolisi. Il Caporal Maggior fu arrestato grazie alla convalida del Giudice Cirillo. Lo stesso Giudice in una intervista al settimanale Vanity Fair si è espresso così: “Parolisi era a Civitella quando è avvenuto il delitto, ma potrebbe anche solo aver accompagnato la moglie dagli assassini (…) nessuno lo ha visto uccidere la moglie Melania Rea”.
Cirillo spiega che le bugie dette dall’indiziato Salvatore Parolisi e il continuo depistaggio lo hanno reso ai suoi occhi colpevole al 90%, per cui è stato deciso per l’arresto.
Ma l’ex Gip si esprime anche riguardo al movente: “ il delitto non è passionale”. Secondo Cirillo il movente va cercato tra i segreti della Caserma Clementi. Melania Rea sarebbe stata uccisa perché conosceva segreti inconffessabili.
La preoccupazione riguardo la Caserma Clementi ha colto anche Salvatore Parolisi che in una intercettazione telefonica avrebbe sostenuto (testuali parole): “la caserma non ci ha fatto una bella figura” e ancora “non ero l’unico a comportarmi male”. I segreti della Caserma potrebbero davvero essere molto importanti.
Intanto Parolisi scrive dal carcere all’amante Ludovica. Il suo amore per la soldatessa è immutato e il Caporal Maggiore spera di rivederla presto. La lettera è stata intercettata e sequestrata per le indagini.
Dal canto loro i difensori di Salvatore Parolisi, Valter Biscotti e Nicodemo Gentile, insistono riportando l’attenzione dei giudici sulle tracce di DNA trovati sotto le unghie della giovane vittima. Le tracce sono riconducibili ad una donna e ad un uomo, diverso da Salvatore Parolisi. Secondo Cirillo, Melania Rea le avrebbe però potute ottenere, grazie ad una semplice stretta di mano.