Guillaume Cizeron fa coming out: “Sono gay e voglio contribuire ad educare”

Guillaume Cizeron ha confessato di recente di non essere solo gay, ma di voler contribuire ad educare. Ha fatto coming out in una lettera al quotidiano francese L’Équipe, in cui il 4 volte campione del mondo di pattinaggio su ghiaccio ha spiegato che il suo gesto è per non far sentire sole tante persone come lui, che hanno ancora paura.

“Avevo il terrore di essere nato in un corpo sbagliato, non sapevo che essere gay era una possibilità – ha dichiarato Cizeron -. Quando ero piccolo, racconta, più che giocare con le macchine e i videogiochi, amavo giocare con le bambole e con i trucchi. Capii, però subito che non mi era consentito giocare con le bambole e decisi di smettere e non facevo altro che guardare le mie due sorelle che le vestivano”.

“Evidentemente – ha sottolineato – non ero ancora in grado di comprendere o verbalizzare quelle domande, ma percepivo di essere diverso, diverso dagli altri miei compagni. Avevo il terrore di essere nato in un corpo sbagliato; non sapevo che essere gay era una possibilità, pensavo solo che c’era qualcosa che non andasse dentro di me”.

A scuola era un inferno: “Mi isolavo in un angolo, né bambino né bambina, in attesa che suonasse la campanella della ricreazione”.

Idem al college e quando non era in classe passava tanto tempo chiuso in bagno per difendersi e per non essere perseguitato in totale solitudine: “Ero un ragazzo molto timido e sensibile, e praticamente non rispondevo mai agli insulti. Quelle parolacce, pedé su tutte (frocio in italiano, ndr) divennero così una melodia malsana sullo sfondo dei miei pensieri”.

“La tolleranza è la via dell’intimidazione, ci si abitua alla violenza, diventa normale e spesso si arriva a credere che la si meriti – ha continuato -. Mi ricordo molto chiaramente che chiedevo a mia madre, Mamma, sono una bambina o un bambino?”.

E poi ancora: “Ho fatto questo gesto per quelli come me che sono stati costretti e credere che non meritavano di essere quello che sono in realtà e che sono stati costretti a lottare costantemente con questa visione di sé fatta dagli altri”.

E poi: “Ho fatto un lavoro interno che consiste nel riscoprire ed accettare quelle parti di me che volevo nascondere, seppellire e sopprimere. Che lo si voglia o no, ogni essere umano ha in sé una parte femminile e una maschile: per quanto mi riguarda li celebro entrambi, sia nella vita come sulla pista di ghiaccio. Li celebro entrambi”.

“Oggi nonostante i grandi passi avanti sulla strada della tolleranza – ha proseguito -, la battaglia non è finita. Il mio silenzio non servirebbe alla causa e sarebbe sinonimo più di indifferenza che di presa di posizione. Anche se resto convinto che una vera tolleranza significherebbe non essere costretto ad uscire dall’armadio, come un eterosessuale non deve mai svelare il suo orientamento”.

“In un mondo ideale – ha concluso l’atleta – nessuno dovrebbe aver bisogno di dover giustificare le sue preferenze sessuali o romantiche… Tutti meritano amore e dignità, sia che si identifichino come uomo, donna, o nessuno dei due, non importa che siano attirati da un uomo, da una donna o da entrambi. Vogliamo soltanto che ci si lasci vivere tranquillamente, con rispetto, amore e con i diritti che meritiamo. Ma in attesa che questo mondo esista, mi piacerebbe che le persone che si riconoscono nella lettura di queste parole sappiano che non sono sole”.