Fabio Fazio ha lanciato un chiaro avvertimento ai vertici Rai durante la puntata di ieri del programma tv Che tempo che fa. Finito al centro di aspre e durissime polemiche politiche per via del suo stipendio faraonico, ieri il noto conduttore ha dichiarato: “Io sto qua due anni, non mi muovo”. A quanto pare Fazio ha già cambiato idea visto che alcune settimane fa si era lasciato andare a uno sfogo in diretta tv: “Sto pensando di emigrare“.

Il Fatto Quotidiano ha ricordato che il contratto del conduttore tv è particolarmente blindato e può essere modificato solo con il consenso dell’ex giornalista: 32 prime serate annuali di Che tempo che fa e 31 seconde serate di Che fuori tempo che fa. Se la Rai decide unilateralmente di modificare il contratto, Viale Mazzini dovrebbe sborsare oltre 7 milioni di euro tra inadempienze e penali: 2.240.000 euro il compenso annuale di Fazio, 704.000 per l’uso del format di Che tempo che fa pagati a Officina, più 600.000 euro di penale. Moltiplicato per due (le stagioni 2020 e 2021) fa 7.088.000 euro.
Il quotidiano diretto da Marco Travaglio ha sottolineato che per onorare il contratto con Fazio, la Rai è costretta a sborsare pure 10.644.400 di euro all’anno a Officina per i costi di produzione, più 5 milioni l’anno per i costi industriali. Così, tra tutto, per i 4 anni di messa in onda si arriva a circa 73 milioni di euro. L’amministratore delegato della Rai, Fabrizio Salini, incontrerà Fabio Fazio nei prossimi giorni con lo scopo di rivedere il compenso del contratto sottoscritto nel luglio 2017 dall’allora direttore generale, Mario Orfeo, che scadrà il 30 giugno 2021.
Alcune settimane fa il ministro dell’Interno e vice presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Salvini, aveva dichiarato che “Fazio guadagna in un mese quanto io in un anno”. Alcuni mesi fa l’altro vicepremier, Luigi Di Maio, aveva parlato davanti alla commissione di Vigilanza Rai parlando di caso Fazio in Rai: “Bisogna fare in modo che le retribuzioni in Rai vengano assegnate e pagate senza un’ingegneria legata a società di produzione esterne”.