Il caso di Yara Gambirasio, sembra essere finalmente ad una svolta, e questo dopo quasi un anno dalla sua morte. La svolta è nel DNA trovato sugli indumenti intimi della ragazzina di Brembate di Sopra che pare presentino delle corrispondenze con altri profili raccolti dagli inquirenti in questi lunghi mesi, corrispondenze che, in genere, conducono a dei rapporti di parentela.
Il condizionale è , al momento, d’obbligo e del resto gli inquirenti che in tutti questi mesi non si sono mai arresi, non si sbilanciano, vista anche la delicatezza delle indagini.
Fatto è che questa corrispondenza, o meglio, somiglianza tra il DNA prelevato dagli indumenti di Yara e quello tra i profili genetici raccolti, sono una traccia importante, una traccia che potrebbe portare alla individuazione dell’assassino.
In questi mesi gli investigatori hanno raccolto circa quattromila profili genetici tra tutte le persone che avevano, comunque, in qualche modo un legame col mondo della ragazzina, seppure occasionale. Del resto, era il solo indizio, la sola traccia della quale disponevano gli inquirenti e quindi si sono concentrati su quella che, oltre tutto in caso di corrispondenza, non dovrebbe lasciare adito a dubbi.
Quindi, sono stati raccolti i DNA di amici, parenti, ragazzi e persone che avevano avuto frequentazioni con la palestra, operai del cantiere edile sul quale, in un primo tempo, si erano concentrate le attenzioni degli investigatori, ma anche i DNA di tutti i soggetti i cui cellulari erano stati intercettati come attivi nella zona in quella fatidica sera della scomparsa di Yara.
Non hanno lasciato nulla al caso, gli inquirenti, consapevoli di non poter contare su null’altro per cercare di individuare l’autore o gli autori del delitto.
I punti di contatto riscontrati tra il DNA rinvenuto sul luogo del ritrovamento della ragazzina e uno, forse anche più di uno, di quelli raccolti dai Carabinieri, potrebbero voler dire che la Procura di Bergamo è in possesso del DNA di un parente dell’autore del delitto.