Agcom ha sanzionato gli operatori telefonici TIM, Vodafone e Wind 3 per aver cambiato i contratti telefonici senza il consenso degli utenti. La sanzione complessiva per gli operatori è di 2 milioni di euro. Nel provvedimento dell’autorità si specifica che la condotta dei gestori “non possa configurarsi come semplice esercizio dello jus variandi per il quale, in applicazione dell’art. 70, comma 4 del Codice delle comunicazioni elettroniche, non è necessaria l’accettazione da parte degli utenti essendo sufficiente la garanzia di un diritto di recesso dal contratto senza costi”.

Ben 696mila euro di multa per ogni compagnia telefonica a causa della modalità onerosa di prosecuzione del servizio in caso di credito esaurito. “Come verificato dall’Autorità nel corso di un’approfondita istruttoria avviata lo scorso mese di luglio – ha proseguito l’Agcom – gli operatori non si sono limitati, infatti, a modificare le originarie condizioni del contratto prepagato sottoscritto, ma vi hanno inserito un quid novi che, in quanto tale, doveva essere accettato dagli utenti. La condotta menzionata è risultata inoltre in contrasto con quanto previsto dalla delibera n. 326/10/Cons, che obbliga gli operatori a far cessare immediatamente la connessione dati nel caso in cui il credito disponibile sia completamente esaurito e a riattivarla soltanto dopo aver ricevuto un’espressa manifestazione di volontà da parte dei clienti”.
L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha ovviamente tenuto conto della sentenza n. 8024/2019 del Consiglio di Stato nella quale si afferma che lo ius variandi “non può applicarsi a qualsivoglia tipo di variazione del contenuto del contratto […] in primo luogo, le modifiche unilaterali possono riguardare soltanto la variazione di condizioni già contemplate nel contratto; in secondo luogo, i mutamenti delle condizioni preesistenti non possono mai raggiungere il livello della novazione del preesistente rapporto obbligatorio”.
Il presidente dell’associazione dei consumatori Codacons, Carlo Rienzi, ha definito soddisfacente la sanzione inflitta agli operatori per le modifiche contrattuali: “Tale prassi portava gli utenti a spendere inconsapevolmente soldi per chiamate o traffico internet, anche in caso di esaurimento del credito, a causa di modifiche unilaterali dei contratti che, come al solito, vanno a discapito dei consumatori”.